(518) — Cosa ne è stato della candidatura di Assange al Nobel per la Pace?
(518) — Cosa ne è stato della candidatura di Assange al Nobel per la Pace?
9 ottobre 2022 — Julian Assange, cittadino australiano e giornalista, ancora oggi sta marcendo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh nel Regno Unito; in un paese dove si pone una grande attenzione sui regnanti, ma dove un innocente resta tuttora in galera, senza essere cittadino di quel paese e senza essere accusato di nessun reato.
Sta lì mentre il locale governo non ha ancora deciso quando consegnarlo ad un paese terzo, gli Stati Uniti, dove è accusato di molti reati, sulle motivazioni dei quali non vale la pena di spendere altre parole.
Ha la gravissima colpa di aver fatto il suo mestiere ed aver permesso alla gente di essere informata e quindi più libera. “Libera” nel senso usato da Gesù nel Vangelo di Giovanni (8, 32): “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. E quindi Assange soddisfa pienamente alla definizione di eroe: “Eroe è colui che, andando contro il proprio vantaggio e la propria sicurezza, compie un’azione dalla quale molti altri trarranno reale beneficio”.
Ahimè,troppe persone considerano questa una cosa poco importante per le loro vite.
E’ dal lontano 7 dicembre 2010 che Assange ha vissuto privo della libertà di muoversi e di avere relazioni sociali, tra confinamenti e detenzioni di diverso tipo; da tre anni vive in regime di isolamento in un carcere di massima sicurezza.
Sono anni che le luci dei media lo hanno abbandonato e, a parte alcuni isolati articoli apparsi sulla stampa italiana, che variavano dal disinformato al nauseante, Assange “mediaticamente” non esiste più.
Questo per lui aggrava il pericolo; chi si trova nelle sue condizioni di oppressione può solo trarre beneficio dall’attenzione dei media.
E’ anche per questo che alla fine del 2021 Cassandra aveva promosso e partecipato ad una campagna volta a candidare Julian Assange per il premio Nobel per la Pace 2022, diretta anche ai parlamentari italiani ed europei.
Pochi giorni fa c’è stata l’assegnazione del premio, che è andato invece ad Ales Bialiatski un attivista bielorusso noto per il suo lavoro sui diritti civili, ed a due organizzazioni umanitarie, il Russia’s Memorial e l’Ukraine’s Center for civil Liberties.
Nulla ovviamente da dire sui vincitori.
Semmai si può notare come, rispetto alla candidatura di Assange, questa scelta non crei nessun conflitto tra Unione Europea e Stati Uniti, mentre l’assegnazione del Nobel ad Assange avrebbe visto l’UE in contrapposizione con USA ed UK.
Andreottianamente si potrebbero fare evidenti considerazioni sul fatto che per il secondo anno consecutivo il premio viene assegnato a dissidenti di paesi dell’ex-Unione Sovietica.
Sarebbe stato un atto molto più oggettivo e coraggioso se il Comitato Norvegese per il Nobel per la Pace avesse pescato il vincitore tra i “dissidenti ed oppressi di casa nostra”, cosa che avrebbe certamente reso infelici ben 5 nazioni, appartenenti alle cosiddette “democrazie occidentali”.
E così il mancato supporto ad Assange, che l’assegnazione del Nobel avrebbe fornito, lo lascia in quella condizione di oppressione e di pericolo che certamente sarebbe stata contrastata, sia dall’assegnazione del premio in sé che dai riflettori dei media, riflettori che l’avrebbero dovuto inquadrare di nuovo.
E’ stata infine, ancora una volta, un’occasione perduta per assegnare un Nobel coraggioso, più attento ai meriti ed alla sostanza dei fatti che alla politica del momento.
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By Marco A. L. Calamari on October 10, 2022.
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