(461) … ovvero come trasformare timori e diffidenza nella spinta a fare la cosa giusta.
(461) … ovvero come trasformare timori e diffidenza nella spinta a fare la cosa giusta.
7 giugno 2020 — Una cosa senz’altro positiva va già riconosciuta ad Immuni, alla sua storia ed alla sua narrazione; aver suscitato un dibattito sulla privacy e sulle conseguenze della sua limitazione, ed averlo fatto in più parti della società civile, spesso non familiari con l’argomento, con un’intensità mai vista prima in Italia.
E Cassandra condivide l’opinione di altri, in primis di Matteo Flora, che dal un punto di vista realizzativo Immuni spicchi nel panorama dell’informatica pubblica italiana come una supernova sulla radiazione termica di fondo.
Tutto il lavoro fatto per realizzare Immuni, anche quello di voci fortemente critiche come Cassandra, è per un fine condiviso e positivo, ed è costato molto tempo di persone in gamba, nonché molti soldi dei contribuenti.
A giorni partirà una campagna di comunicazione, che durerà 4 mesi, al fine di stimolare l’accettazione e l’installazione di Immuni, con l’obbiettivo di poter attivare l’app in autunno quando, secondo molti addetti ai lavori, potremmo avere una seconda ondata della pandemia.
Purtroppo, per come Immuni è strutturata adesso, si chiede a chiunque possieda uno smartphone sufficientemente moderno, di installare su di esso un “Oracolo” (è un termine informatico, non “profetico”) che in un prossimo futuro potrebbe terremotargli la vita con una schermata che, per quanto graficamente curata, sarà terrorizzante, e le cui conseguenze continuano a non essere chiarite con certezza.
Infatti in Italia non esiste un sistema di contact tracing che realizzi completamente le tre T (Testing, Tracing e Treating), e con il sistema sanitario a base regionale è impossibile che un tale sistema sia pronto tra pochi mesi.
Quindi Immuni appare destinata all’irrilevanza per una o più di queste tre ragioni: tasso di adozione insufficiente, problemi di infrastruttura od affidabilità (violazioni di sicurezza, falsi positivi), assenza di un sistema di contact tracing nazionale che la utilizzi efficacemente.
Ma c’è una possibilità semplice per rendere comunque utile l’app anche in presenza di questi ostacoli; un sistema che non richiede nessun cambiamento a quanto realizzato finora, e che permette di limitare facilmente i danni dovuti ad un eventuale eccesso di falsi positivi.
Si tratta di trasformarla in un app che, in caso di necessità, ti “premia” garantendoti l’accesso immediato e prioritario ad un tampone od un test sierologico. Solo questo, senza ulteriori “automatismi”.
Test che, per aumentarne ancora l’accettazione, potrebbe, a richiesta, essere eseguito con lo stesso livello di riservatezza attualmente utilizzato per i test sull’HIV.
Lo spaventato utente di Immuni si presenterebbe così presso uno struttura sanitaria con il cellulare che funge da “certificazione”, e riceverebbe immediatamente quello che desidera, e che è utile per la società, in maniera efficacemente selezionata (si spera) dall’app.
In questo modo Immuni potrà solo essere utile, ma non fare
danni.
Trasformerà il timore di avere la vita sconvolta ed il desiderio
insoddisfatto di un tampone o di un test sierologico, in una forte
spinta a fare la cosa giusta.
Un volontariato autentico senza misure autoritarie, e con la
migliore mitigazione possibile dei rischi per la
privacy.
L’esatto opposto delle misure autoritarie e centralizzate caldeggiate
ancora oggi da alcuni stati europei e da alcune Regioni italiane.
Potrebbe funzionare davvero.
By Marco A. L. Calamari on June 8, 2020.
Exported from Medium on January 2, 2024.