(451) C’è davvero da stupirsi se Tesla rimuove i software opzionali quando l’auto viene rivenduta?
(451) C’è davvero da stupirsi se Tesla rimuove i software opzionali quando l’auto viene rivenduta?
28 marzo 2020 — E’ notizia di oggi che ad alcuni
acquirenti di veicoli Tesla usati sono state rimosse “da remoto” le
opzioni software acquistate dal precedente proprietario.
E non parliamo di screensaver da pochi euro, ma di opzioni software che
costano migliaia o decine di migliaia di dollari, ed incidono
profondamente sull’utilità e sulle prestazioni dell’autovettura.
Parliamo di “opzioni” come la guida autonoma, del diminuire di un secondo il tempo necessario per arrivare a 100kM/h partendo da fermo, ed altri “dettagli” di questo tipo.
Ora, come commentare la notizia?
Mostrare indignazione per il comportamento di Tesla?
Sottolineare l’insensibilità dell’azienda verso i suoi clienti e la sua
stupidità, avendo realizzato un autogol in termini di immagine aziendale
e storytelling del marchio?
Niente di tutto questo, narrare la notizia in questi termini equivarrebbe a seminare disinformazione ed ipocrisia.
In realtà tutta la responsabilità è degli acquirenti e del pubblico in generale; ignorano che il mondo è cambiato, e che spesso non sono più proprietari delle cose che credono di aver acquistato.
Infatti alcuni cambiamenti, come quelli dei copyright del software e dell’introduzione dei DRM, protetti e potenziati da leggi come il DMCA, sono stati possibili solo per l’inazione dei cittadini/consumatori e per il lavoro delle lobby, mai contrastate in modo significativo dalla società civile.
Ma andiamo con ordine.
Le leggi sul copyright del software prevedono ed incentivano l’uso di licenze nominative, in cui l’acquirente non acquista il software, ma solo il diritto di utilizzarne personalmente una copia, diritto che non è cedibile, perché il “diritto di primo acquisto” non si applica.
Infatti se comprate un libro od un cd, non potrete copiarlo e tanto
meno venderne copie, ma potete vendere tranquillamente la vostra
copia.
Ma se comprate la licenza di un software, od un’opzione software di un
oggetto, questo acquisto viene fatto con licenze software di questo
tipo, che sono ovviamente incredibilmente popolari tra i produttori di
software. Non potete vendere il “vostro libro”. Non è “vostro”.
Ovviamente quando le licenze possono essere gestite da remoto dal
venditore, come nel caso della Tesla, è ovvio che il loro valore
commerciale venga tutelato da un enforcement, che ne preveda la
rimozione all’atto della rivendita.
Rimozione perfettamente legale, perché certamente scritta nell’accordo
di licenza software accettato al momento dell’acquisto del bene.
E se, come è probabile, il software Tesla fosse protetto da un DRM, cioè da un sistema di gestione del copyright digitale, il presunto “proprietario” dell’autovettura commetterebbe un grave reato se cercasse di impedire la rimozione delle “opzioni” hackerando la “propria” auto.
Come e’ possibile? Di chi è la colpa di questa situazione?
Come dice “V” nel capolavoro “V for Vendetta” “… per trovare il responsabile, non avete che da guardarvi allo specchio”.
Si, perché l’aver permesso, negli ultimi due decenni, che questa
situazione si creasse senza aver tentato nulla per impedirlo, fa della
grandissima maggioranza di coloro che oggi si lamentano della situazione
i veri responsabili.
Non e’ certamente colpa della aziende e della multinazionali, le quali
in maniera perfettamente legale hanno fatto e fanno il loro mestiere;
creare dividendi per i propri azionisti senza riguardo per nessun’altra
considerazione.
L’unica verità nella notizia è che forse, dal punto di vista economico, Tesla ha fatto una fesseria, perché perderà in immagine molto più di quello che guadagnerà con le licenze software aggiuntive che potrà vendere.
Ma questo è un problema di Elon Musk e degli azionisti Tesla, non certo nostro … il nostro è di essere, colpevolmente, schiavi di questa situazione che abbiamo contribuito a creare.
By Marco A. L. Calamari on April 6, 2020.
Exported from Medium on January 2, 2024.