(432) Dalla fila che si allunga in banca al perché i ponti crollano.
(432) Dalla fila che si allunga in banca al perché i ponti crollano.
3 febbraio 2019 — Cassandra ha già tediato i suoi 24 lettori con una serie nutrita sull’inaffidabilità del software, sull’inaffidabilità dell’informatica e della telematica nel mondo reale, dove il vero problema è l’aumento continuo e spesso inutile della complessità.
Come dovrebbero essere tutti i ragionamenti sul mondo reale, queste esternazioni partono da fatti apparentemente banali, vissuti da protagonisti “normali”; persino il Manzoni ci racconta “notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare”.
A Cassandra capitano spesso in viaggio o durante un’attesa, luoghi dove il tempo non strutturato porta talvolta a meditare, magari un po’ più chiaramente del solito.
Non è stato diverso questa volta. Cassandra era tranquillamente in fila allo sportello dell’agenzia fiorentina di una grande banca, dove desiderava ritirare un po’ del suo sudato contante.
L’attesa non pesava, era resa comoda dai numerosi divanetti,
permettendo così di utilizzare il tempo pippolando sul laptop.
Ma ad un certo punto il lungo silenzio successivo alla scomparsa della
persona prima di me nella fila mi fa capire che qualcosa, anche se
silenziosamente, non va.
Guardo l’orologio ed erano passati dieci minuti, mentre i divanetti
erano tutti affollati di gente speranzosa con il numeretto in mano.
Mi alzo, mi avvicino e chiedo.
Il cassiere mi informa a bassa voce, come già aveva probabilmente fatto
con altri, che “non funzionava niente”.
Mentre rientro tranquillo sul divanetto, non avendo fretta, il cassiere
confabula coi suoi pari, quindi annuncia a voce alta che “non ha
nessuna notizia da darci”, e che “gli faranno sapere qualcosa
tra mezz’ora”.
Sospettando un problema “interessante”, il livello di attenzione di Cassandra passa immediatamente da “standby a basso consumo” a “guerra termonucleare globale”.
Dopo qualche minuto una coppia di vecchietti, che evidentemente aveva
un appuntamento per qualche operazione importante, fa presente che
venendo da fuori Firenze non possono aspettare ancora, e che quindi
vorrebbero fissare un altro appuntamento.
La risposta? “Non possiamo”. Sempre più interessante!
I vecchietti mi precedono di poco chiedendo “Perché?” Tranquilla
risposta “Perché non funziona il programma.”
E qui devo prendere in mano la situazione.
“Mi scusi, ma può dirci cosa sta succedendo?” Risposta sempre più
tranquilla “Non lo sappiamo, il centro di calcolo è a Parigi.”
“Ma non avete procedure manuali per le cose che non richiedono computer,
come accettare una richiesta di bonifico, prelevare dei contanti o (Dio
mi salvi, se c’è!) fissare un appuntamento?”
Risposta serissima e quasi stupita “No.”
Ora, lo ricordo perfettamente, una volta le banche, come tutti gli
uffici che utilizzavano computer, avevano procedure manuali per le cose
più importanti e che ne potevano fare a meno, come accettare un foglio
di carta con una richiesta di bonifico, aprire il cassetto per darvi un
po’ del vostro contante o fissare un appuntamento.
Non lo fanno più; se non c’è “il computer” si sta fermi. E’ un risparmio
sull’organizzazione e sulle procedure.
Si, perché tanto i clienti dovranno tornare (incluso Cassandra) e si, potrebbero anche cambiare banca, ma tanto si troverebbero in una situazione equivalente.
La storia continua ma è meno interessante, e termina con una verifica, fatta da Cassandra a metà pomeriggio, quando “E’ ancora tutto giù!”
Adesso i 24 lettori si aspetteranno un commento tecnico e magari divertente sul collasso di una complessa infrastruttura informatica.
Mi dispiace deluderli.
Infatti non c’è niente di strano che una infrastruttura informatica
possa collassare, se il danno è limitato, e soprattutto se è limitato
agli utenti finali e riguarda poco il gestore.
Perché centralizzare, anche all’eccesso, conviene. Conviene, per ridurre i costi, da sempre.
Perché la ridondanza e l’alta affidabilità di una infrastruttura costano, e quando tutto funziona non si vedono nei bilanci. Quindi si risparmia. Potendo si taglia.
Tagliare è particolarmente facile, e quindi frequente, quando complesse questioni tecniche nascondono le responsabilità ed ammettono lo “scaricabarile”.
Se l’entità che decide gli investimenti poi è finanziaria (ed una banca lo è per definizione) tutti gli investimenti che generano solo costi e non profitti si tagliano, se leggi, controlli e scappatoie appena appena lo permettono.
Tagliare sull’affidabilità, sulla sicurezza informatica, sulla
sicurezza fisica, sulla manutenzione è semplicemente nella natura delle
cose, non c’è da stupirsi. Multinazionali e fondi di investimento sono
entità non umane, il cui unico, “giusto” e “legittimo” scopo è quello di
generare profitti per gli azionisti.
Senza buone leggi applicate, controlli stringenti e pubblica attenzione
queste entità non fanno e non potranno fare mai altro.
Lo fanno sempre, non solo nelle infrastrutture informatiche, ma con qualunque infrastruttura, anche critica.
Lo fanno anche quanto un eccesso di tagli potrebbe addirittura generare conseguenze gravi, si usano le polizze di assicurazione per tutelarsi.
La manutenzione, anche di complesse strutture di cemento ed acciaio evidentemente lesionate, in assenza di doverosi controlli viene rimandata per decenni, mentre le trimestrali volano.
Quando la finanza ha il controllo delle infrastrutture, è naturale che succeda così; ci si può stupire solo per ignoranza, malafede o per tutte e due le cose insieme.
By Marco A. L. Calamari on April 6, 2020.
Exported from Medium on January 2, 2024.