Risalendo la scia di sangue

(389) — Cassandra è solita fare decantare fatti e notizie, non solo per cercare di capirli meglio, ma anche per poterne ragionare in…


Risalendo la scia di sangue

(389) — Cassandra è solita fare decantare fatti e notizie, non solo per cercare di capirli meglio, ma anche per poterne ragionare in maniera più serena.

08–01–2017 — È il caso della strage di Berlino del 19 dicembre il cui responsabile è morto il 23 dicembre durante un conflitto a fuoco con la polizia.

L’attesa qui è importante perché sia più facile ragionare su un aspetto apparentemente secondario della vicenda, ma che è la dimostrazione dell’ampiezza di un diverso problema che tutti subiamo quotidianamente.

Avete visualizzato il secondo degli articoli linkati sopra? Se lo avete fatto, certo non vi sarà sfuggita la sequenza di immagini commentate ed annotate che seguono il criminale durante il suo arrivo in Italia fino all’epilogo.

Una osservazione superficiale potrebbe ingenerare la sensazione che le telecamere e gli altri apparecchi di sorveglianza abbiano avuto un ruolo importante nella vicenda.

Invece, come chiunque abbia letto non superficialmente le notizie in cronaca già sa, dopo l’attentato, l’unica localizzazione del responsabile è stato appunto il controllo di routine da parte della pattuglia che si è concluso con lo scontro a fuoco.

Le dettagliate ricostruzioni dell’itinerario del criminale sono state effettuate “a posteriori”, risalendo appunto all’indietro il percorso, ed utilizzate più che altro come documentazione per la cronaca nera dei giornali e della televisione.

Tre conferme ne discendono, tre riflessioni, le ultime due molto amare per coloro che sono disposti a “sacrificare la privacy per acquistare in sicurezza”.

Primo: l’epilogo della vicenda dimostra ancora una volta che gli investimenti utili in pubblica sicurezza sono quelli sul territorio e sulle risorse umane; quelli in tecnologie più o meno sofisticate, propagandate come bacchetta magica contro la criminalità, servono poco o nulla come prevenzione.

Secondo: l’unico utilizzo efficace di telecamere e della videosorveglianza è “a posteriori” come forma di investigazione nei confronti di chiunque, inclusi ovviamente i criminali.

Terzo: il controllo pervasivo, le telecamere, il riconoscimento facciale e le altre diavolerie, particolarmente concentrate nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, non hanno nessuna influenza positiva sulla sicurezza del pubblico.

L’equazione arcinota tra privacy e sicurezza, data sempre per scontata, si dimostra ancora una volta errata. E la sola azione di contrasto che costa pochissimo e ha sicura efficacia, azione individuale e difficile, ma anche civile e positiva, resta quella di non farsi terrorizzare e sopratutto di non contribuire a spargere il terrore.

Originally published at ZEUS News — www.zeusnews.it — 08–01–2017

By Marco A. L. Calamari on August 24, 2017.

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