Cassandra Crossing/ Piazza Duomo con blindato

(374) — Come qualcuno dei 24 lettori sa, Cassandra vive in una città dove la piazza del Duomo è un bellissimo posto, un luogo d’arte, un…


Cassandra Crossing/ Piazza Duomo con blindato

(374) — Come qualcuno dei 24 lettori sa, Cassandra vive in una città dove la piazza del Duomo è un bellissimo posto, un luogo d’arte, un salotto buono, un convivio.

Da qualche mese nel posto più visibile della piazza, dove normalmente a Natale viene montato un presepe di creta e legno a grandezza naturale, è parcheggiato tutto il giorno un blindato con livrea mimetica, ed alcuni lagunari e parà stanno negli angoli vicini, impugnando fucili d’assalto, inquietanti anche se rivolti verso il basso.

Nelle ore di punta stuoli di turisti, in questo periodo prevalentemente giapponesi, li circondano, mantenendosi pero’ ad una certa distanza. Qualcuno si fa fare una foto ricordo. 
Qualche italiano gli chiede il battaglione di appartenenza, e magari si scoprono commilitoni.

E Cassandra? Era tanto che voleva scrivere sull’argomento, e la tragedia appena accaduta è stata evidentemente l’ultima goccia.

Passando quasi ogni giorno nella zona, si pone sempre le stesse tre domande.

Perché? 
A cosa serve?
Cosa si potrebbe fare d’altro?

Personalmente sono orgoglioso, e mi ritengo molto fortunato, di poter vivere in un paese ed in un continente dove l’ideale della democrazia è presente a livelli incomparabilmente maggiori del resto del mondo. A questo tengo particolarmente.

Malgrado i terribili attentati di questi ultimi giorni, mesi ed anni, la vita continua e deve continuare.

E’ ovviamente opportuno che vengano prese tutte le misure ragionevoli per perseguirli e contrastarli, purché siano utili, ed in particolare non provochino danni maggiori di quelli che vogliono evitare.

Il terrorismo non è un problema diverso da altri che ci affliggono. Malattie, povertà, ignoranza sono afflizioni molto più gravi, perché opprimono ed uccidono da sempre molte più persone, e non sono risolubili o comunque non sono mai state risolte.

Anche se questo non può certo consolare la famiglia di una vittima del terrorismo, e forse nemmeno essere considerato da essa accettabile, il rischio di essere ucciso da un attentato terroristico in piazza Duomo è infinitamente minore di quello di essere ucciso, come pedone mattutino, da un motorino contromano sul marciapiede o da un furgone delle consegne.

Mentre invece, a livello generale, da parte di chiunque, il terrorismo si può contrastare con grande efficacia in maniera semplice, anche se “semplice” non vuol dire “facile”.

“Cassandra quindi ha la soluzione?!?!” 
No, e’ li, sotto gli occhi di tutti, perché il terrorismo, specialmente nell’era della Rete, è un classico esempio di conflitto asimmetrico multidimensionale.

Come si impara nelle accademie militari di tutte le nazioni, a cominciare dalla Cina dove il termine è stato inventato, non lo si può combattere con armi convenzionali, con regole restrittive od aberranti, con muri o con frontiere. 
Lo si combatte, quando ci si riesce, solo con l’intelligence.

Due ufficiali dell’aeronautica cinese, Qiao Liang e Wang Xiangsui, hanno teorizzato questo tipo di conflitto in un manuale che è poi diventato il libro “Guerra senza limiti” (l’edizione italiana non e’ integrale).

Nel nostro “limitato caso” degli attentati terroristici c’è solo da prendere atto della triste verità; nessuno spiegamento di forze può impedire un ben organizzato attentato suicida.

I blindati ed i fucili d’assalto accanto alle cattedrali servono allora almeno a rassicurare le persone? 
Per quello che può valere, a Cassandra fanno l’effetto contrario, e nessuna delle persone a cui ha posto la domanda ha risposto affermativamente.

Invece il fenomeno è chiaro.
Il terrorismo, lo dice il termine stesso, vuole spaventare.
Più ci spaventiamo e più ottiene i suoi scopi.
Più riesce a far parlare di sè e e più ha vinto.
Più riesce a far reagire una intera società in modo da danneggiare i suoi cittadini, per esempio facendo dichiarare lo stato di emergenza o ridurre i diritti civili, più trionfa.

Se invece venisse contrastato solo con operazioni di intelligence, senza spiegamenti di forze, il terrorismo perderebbe un vitale vantaggio.

Se i media agissero responsabilmente, e le notizie degli attentati venissero date come quelle di un grave incidente stradale, senza ripetizioni vuote ed ossessive, maratone, edizioni straordinarie, continue dichiarazioni di politici e premier, il terrorismo subirebbe una gravissima sconfitta. 
Non sarebbe censura, che Cassandra odia particolarmente, ma solo un sacrificio accettabile per combattere il terrorismo sui vecchi e nuovi media, campo in cui e’ adesso senz’altro vincente.

E se tutti noi riuscissimo “semplicemente” a vivere senza paura, come se non esistesse, si ridurrebbe in polvere come un vampiro colpito da un raggio di sole.

Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari 
L’archivio di Cassandra/ Scuola, formazione e pensiero

By Marco A. L. Calamari on July 16, 2016.

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