(371) — L’ultima esternazione di Cassandra riguardo l’albero genealogico di internet in Italia si è amplificata nell’infosfera, ma…
(371) — L’ultima esternazione di Cassandra riguardo l’albero genealogico di internet in Italia si è amplificata nell’infosfera, ma contrariamente alle amplificazioni che distorcono il tema, provocano flame e quant’altro, il dibattito si è mantenuto su livelli qualitativi alti.
18 maggio 2016 — Gli instancabili 23 lettori potranno approfondire: punti di vista e posizioni molto distanti si sono affrontati, ed i ricordi diversi di persone probabilmente in perfetta buonafede hanno manifestato le loro assonanze e dissonanze.
Volendo riassumere un dibattito ed i commenti che ha suscitato, a Cassandra viene da concludere che tra tutti gli attori (alcuni intellettualmente poco onesti) ci sia una maggioranza che altrettanto onestamente ignora la storia della rivoluzione industriale italiana del dopoguerra ed in particolare degli anni ’60.
All’inizio degli anni ’60 in italia c’erano “eretici” degni dei celebratissimi eroi dell’industria americana. Ed erano anche arrivati prima. Jobs, Wozniak, Gates, Hewlett e Packard non erano ancora intenti a spippolare nei loro garage.
Francamente la questione della paternità di Internet in Italia non merita nemmeno una seconda Cassandra, visto che si tratta di una squallida operazione mediatica. Vale magari la pena ripetere, perché qualche distorsione si è ben manifestata, che Cassandra, come aveva già detto, non rivendica nessuna paternità o “nonnità”, visto che il 7 gennaio 1986 Internet se l’è già trovata bella pronta nel suo primo giorno di lavoro in Olivetti.
E da quest’ultima parola di otto lettere nasce il tema di oggi. Già, Olivetti. Sgravandosi della fascinazione che i suoi ricordi esercitano ancora in maniera possente su Cassandra, c’è una cosa che il summenzionato dibattito fa rilevare, e cioè la mancanza di informazione storica su Olivetti, che è fatta non solo di terribili vuoti ma anche di altrettanto sorprendenti banalizzazioni.
Da dove cominciare?
Parlare di Adriano Olivetti o di una generazione di italiani che celebra la tecnologia dimenticando casa propria ed i fatti di un piccolo mondo industriale mai passati alla storia?
Di teorie del complotto? Nel 1960 c’erano Enrico Mattei, Adriano Olivetti, Felice Ippolito e Mario Tchou; nel 1965 erano tutti morti o in galera.
Di grandi conquiste o di grandi occasioni perdute? Dove era allora lo Stato che oggi spende soldi per celebrare l’inesistente?
Parlare dei giovani marziani che oggi vanno al liceo o della cultura a “macchia di leopardo” dei giovani che si affacciano sul mondo, lavoro, famiglia o politica che sia? Perlopiù non è colpa loro: sono frutti, o piuttosto vittime dell’information overload e della pochezza e disonestà intellettuale che albergano così abbondanti nel Belpaese.
No, non serve parlare ancora. “Coloro che non conoscono la Storia…”
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By Marco A. L. Calamari on January 24, 2023.
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