(349) — A qualche anno di distanza dalla criminalizzazione di Julian Assange e Edward Snowden, un esercizio per trovare una definizione al…
(349) — A qualche anno di distanza dalla criminalizzazione di Julian Assange e Edward Snowden, un esercizio per trovare una definizione al loro operato.
21 agosto 2015 — “Cantami o Diva…” inizia un famoso poema
epico, che si snoda attraverso le gesta di eroi. Facile cantare degli
eroi di fantasia o fuori tempo. Ma cantare di quelli più vicini a noi?
Hmmm… lavoro più difficile, più simile a quello dello storico, per cui
basta attraversare una frontiera od aspettare una guerra per vedere gli
eroi trasformarsi in criminali e viceversa.
Chi mai vorrebbe, pur avendone le capacità e l’opportunità, cantare le
lodi di un potenziale criminale?Eppure trovare
degli eroi che non cambieranno mai questo loro ruolo è semplice, basta
definirli correttamente.Una definizione è difficile da rovesciare, anche
solo da scalfire. Un rovesciamento politico non la tocca. Una diversa
prospettiva storica la lascia inalterata. “Eroe è colui che, andando
contro il proprio vantaggio e la propria sicurezza, compie un’azione
dalla quale molti altri trarranno reale beneficio”: e, certo, anche
figure che resteranno sempre sotto il pelo della storia meritano questa
definizione, come un ignoto padre malato che stringe i denti per portare
a casa una busta paga in più.Il povero pelide Achille soccombe
ignominiosamente a questa definizione. Due persone dei nostri giorni,
assolutamente comuni ancorché molto dotate, invece no.
Sono nomi che conoscete bene: Julian ed Edward.
Julian Assange, in perfetta sintonia con la sua adolescenza da hacker, dal 19 giugno del 2012 dorme (si dice) su un materasso gonfiabile in una stanza dell’appartamento che costituisce l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, inseguito da ogni genere di macchinazioni internazionali tese a farlo arrivare sul territorio di una nota superpotenza. È costretto a far questo perché le azioni legali ed illegali volte a distruggere l’organizzazione da lui costituita, Wikileaks, includono la sua neutralizzazione con ogni mezzo.
Edward Snowden, dopo una carriera non certo vissuta tra i fricchettoni, il 20 maggio 2013 ha deciso che la discrasia tra quello che il suo governo diceva e quello che faceva era ormai troppo grande per poter essere tollerata: ha perciò accuratamente pianificato ed eseguito un’azione epocale di trasparenza ed informazione.
Questo atto, facendo il minimo danno sociale possibile ed assicurandogli (almeno per adesso) la sopravvivenza, ha portato alla luce quello che viene compiuto nelle zone più buie della Rete (e, tanto per chiarire, non parliamo del Deep Web di Silkroad ma dei captatori dell’NSA).Ha offerto ai normali cittadini di stati a democrazia “enunciata”, due rari gioielli: cognizione e conoscenza.
Edward oggi vive esule in un paese che ha probabilmente dovuto scegliere in maniera obbligata, come Pontecorvo, ma che al contrario del famoso scienziato non gli offre particolari garanzie di incolumità al di là di un futuro immediato.
Queste due persone (grazie Edward, grazie Julian) corrispondono esattamente a questa definizione di “Eroe”.Sia i fasti della copertina di Wired che la modestia del premio “Eroe della Privacy” del Big Brother Award non compenseranno mai chi ha stravolto la propria esistenza nel nome di un interesse superiore.Ed infine molti argomenteranno, non in maniera completamente errata, che anche pazzi, maniaci, traditori e criminali agiscono talvolta a proprio danno in nome di un interesse superiore. Superiore nella loro testa però, ben difficilmente nella realtà.
Qui l’eroico dissertare convien si esaurisca.
Al lettore, mollemente assiso su una sdraio per il meritato riposo dopo un anno di impegno (augurandogli di non essere licenziato al rientro dalle ferie) è lasciato tutto il resto del lavoro.
Cassandra gli chiede il favore di valutare con attenzione, dopo due o tre anni dai fatti, le conseguenze pratiche, il peso ed il valore delle azioni compiute da Julian ed Edward, definiti “eroi” almeno secondo i suoi parametri.
Se dopo questo sforzo concludesse che la loro opera gli è stata di vantaggio, dovrebbe indirizzargli un pensiero di gratitudine, e magari spezzare una lancia ben ragionata in loro favore se l’argomento capitasse in una discussione tra amici.
Niente di affaticante.
Originally published at punto-informatico.it.
By Marco A. L. Calamari on April 11, 2019.
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