Cassandra Crossing/ Tutta la musica del mondo

(265) - Il digitale consente la copia a costo zero. Ma il mercato continua a difendere strenuamente l’economia della scarsità. Motivo per…


Cassandra Crossing/ Tutta la musica del mondo

(265) - Il digitale consente la copia a costo zero. Ma il mercato continua a difendere strenuamente l’economia della scarsità. Motivo per cui non troviamo ancora in vendita una scatola che contiene tutta la musica del mondo.

20 novembre 2012 — Cassandra l’altro giorno si è decisa a portarsi dietro sul telefono furbo un po’ di musica rippata dalla sua raccolta di vinili, che fa bella mostra di sé su uno scaffale della libreria, intoccata ormai da quasi un decennio. Lo sguardo vi si è posato per una volta non distrattamente, quasi cento album, ed ogni singolo acquisto, lungamente meditato (parliamo degli anni ’70 ed ’80), aveva richiesto un piccolo dissanguamento. Anche il piatto con trazione a cinghia giace in disarmo, con la cinghia smontata per non danneggiarla come una macchina sui mattoni, sotto il lettore di DVD, a riprova di un uso nullo.

E mentre la copia via USB si completava, lo sguardo è caduto sul disco da due terabyte dei backup, e quasi da sola una mente corrotta da anni di ingegneria, ha cominciato a fare due conti. Sono conti banali, ma tant’è…

Una normale canzone, in formato MP3 cuba circa 4 MB, quindi un album di 10 pezzi occupa 40 MB e la mia intera raccolta di 100 LP entra tutta in soli 4 GB. 1000 canzoni in meno dello spazio di un solo DVD. 1.000 canzoni, 100 album sono la produzione discografica di tutta una vita di un artista eccezionalmente fecondo e longevo. Facciamo conto che siano tutti così: sul mio hard disk da 2 TB ci può stare la produzione musicale completa della vita di 500 artisti fecondi. Probabilmente quella di 1.000 o 10.000 artisti normali. Tenuto conto che non saranno tutti solisti, ci vorrebbe un palazzetto dello sport solo per metterli a sedere. Tutta la musica del mondo… O almeno una parte significativa di essa.

Facciamo un altro conto: se una canzone dura 4 minuti ed occupa 4 MB sul solito hard disk da 2 TB ci potrebbero stare 2 milioni di minuti di musica, 33.333 ore, 1.389 giorni, quasi 4 anni di ascolto ininterrotto. Ascoltandone un’ora al giorno si arriva ai 96 anni di un longevo vecchietto che non avrà mai ascoltato per la seconda volta una canzone. Se non è tutta la musica mai prodotta al mondo, è certamente molto, molto di più della musica che può essere ascoltata in una vita da audiofilo.

Mi sono ritrovato a fissare quella scatoletta nera con nuovo rispetto: poi gli spiriti delle profezie e della polemica mi hanno riagguantato.

Forse qualcuno ricorderà che su Punto Informatico nel lontano 5 settembre 2003 è apparso un “prequel” di Cassandra Crossing: un piccolo articolo, accuratamente lisciato e rifinito, frutto del lavoro certosino di un mese di ferie, intitolato pomposamente Economia della scarsità ed economia dell’abbondanza. In esso Cassandra, allora sotto pseudonimo, tracciava un filo tra Diritti d’Autore, Brevetti sui Farmaci e Sementi Terminali, concludendo che nessuna persona che avesse una parvenza di integrità morale poteva accettarli, ed il fatto che gli attori economici continuassero a sfruttare una scarsità artificialmente indotta a prezzi alti piuttosto che un mercato virtualmente illimitato a prezzi bassi sembrava inesplicabile.

Ovviamente le tre importanti questioni sono aperte anche oggi. Ma qualche dettaglio è cambiato, ed i dettagli possono talvolta essere molto importanti.

Sulle nostre scrivanie e nelle nostre tasche oggi ci sono oggetti ai quali nemmeno facciamo più caso, che potrebbero o potranno molto presto contenere tutta la musica del mondo, tutti i libri del mondo, tutti…

Perciò non c’è bisogno nemmeno di avere la connessione alla Rete per fruire di musica e libri, una copia può stare fisicamente in tasca, e se ne può fruire anche quando è finito il credito della ricaricabile, o sdraiato su un isola deserta o in viaggio verso Giapeto.

La copia, la moltiplicazione e la diffusione della cultura digitalizzata saranno sempre importanti, altrimenti il rischio di una Biblioteca di Alessandria digitale diventerà quasi una certezza. Infatti il solo accesso accesso via Rete alla cultura, senza curarsi del dove e del chi la metta a disposizione, espone ai rischi della copia unica e dell’arbitrio di un solo detentore, monopolista di fatto. Qui però ci vorrebbe un articolo dedicato e quindi passiamo alle conclusioni.

Purtroppo la scarsità artificialmente indotta di beni producibili a costo marginale zero continua ad impedire questo mondo ideale, almeno dal punto di vista della cultura e della libera circolazione delle idee. Perché, anche volendo spendere moltissimi soldi, non posso regalare a mia nipote Sofia, per il suo compleanno, un ben incartato ed infiocchettato pacchetto con dentro tutta la musica del mondo? Semplice, è lo stesso motivo per cui i malati di AIDS africani non possono curarsi con i medicinali moderni.

E’ lo stesso motivo per cui i contadini, particolarmente nei paesi poveri, vengono resi dipendenti da potenti organizzazioni.

Tutto come dieci anni fa.

Sono passati quasi dieci anni e nulla pare cambiato. Nessuno si scandalizza, alcuni continuano a fare saggi discorsi, pochi brontolano e la grandissima maggioranza se ne frega.


Originally published at punto-informatico.it.

By Marco A. L. Calamari on September 23, 2017.

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