(213)— La decisione di Telecom Italia vista dalla parte dei clienti. Con uno sguardo alla infrastruttura e l’altro al business. Finiremo…
(213)— La decisione di Telecom Italia vista dalla parte dei clienti. Con uno sguardo alla infrastruttura e l’altro al business. Finiremo per pagare due volte?
22 febbraio 2011 — L’Italia è davvero il paese delle cose incredibili, vendute con affermazioni incredibili ad una platea incredibilmente credulona. Il riferimento è ovviamente alla recentemente annunciata iniziativa con cui l’operatore incumbent, cioè Telecom Italia, si propone di democratizzare l’accesso dei suoi clienti alla propria rete di trasmissione dati e quindi alle loro comunicazioni da e verso la Rete.
Di democratizzazione si parla perché i massimi livelli manageriali si sono improvvisamente accorti che alcuni clienti sono penalizzati da altri nel collegamento ad Internet?
E che una democratizzazione illuminata dell’accesso sia l’unica strada per evitare di dover dare inizio ad una caccia all’uomo contro i Pedomulosatanisti, noti estremisti del P2P, che pretendono di utilizzare almeno una parte dei servizi che teoricamente avrebbero comprato?
Probabilmente no, perché se possedessero tale squisita sensibilità si sarebbero certo accorti in precedenza delle frequenti debacle dei servizi di collegamento ADSL che vendono, del carente stato della loro infrastruttura e di quanto questo incupisca i loro clienti.
Ed allora forse esistono questioni più sofisticate su cui investigare con lente e pipa come emuli (ho sentito dire eMuli?) di Sherlock Holmes? No, anzi, il motivo è forse assai noto ed enorme: così enorme che bisogna allontanarsi per vederlo.
A molti non è sfuggito che lo spettro di Rosso Alice, defunta iniziativa di video on demand di Telecom Italia, costata una barca di soldi diventati parte dell’attuale debito di 30 miliardi, è uscito dalla tomba e si è reincarnato in un nuovo corpo visionario a forma di cubo.
Si potrebbe perciò ipotizzare che, ben consci di possedere una delle peggiori infrastrutture europee, e che quindi la qualità di un servizio di VoD che avesse tanto per cambiare successo sarebbe pessima, sia questo il reale motivo per improvvisamente tentare di imporre contrattualmente un traffic shaping generalizzato e senza precedenti nei paesi sviluppati, rivestendolo di un dolce ma stucchevole strato politically correct.
Si, in effetti si potrebbe.
Descrivendo però questa notizia da un punto di vista dei clienti che pagano a forfait un servizio di connettività le cui caratteristiche nominali sono solo uno specchietto per le allodole, si potrebbe riassumere tutto in modo molto chiaro e sintetico.
Dicendo ad esempio che il vostro fornitore si riprenderà una parte rilevante della poca banda effettiva che vi cedeva, e tenterà di utilizzarla per vendervi VoD, facendovela quindi pagare due volte.
E, dicendolo improvvisamente, spera di far passare in maniera indolore il periodo in cui i clienti possono recedere dal servizio senza penali a causa di una variazione contrattuale?
Mal che vada, almeno avrà fatto firmare a tutti, e in una botta sola, l’accettazione del traffic shaping come condizione contrattuale.
Così almeno questi illuminati top manager potranno evitare di buttare inutilmente altri soldi (nostri) nel potenziamento della infrastruttura di rete, ed essere così il primo provider al mondo che cerca di fornire servizi digitali nuovi tramite un’infrastruttura di comunicazione non in sviluppo ma in stato comatoso.
Originally published at punto-informatico.it.
Scrivere a
Cassandra — Twitter — Mastodon
Videorubrica “Quattro chiacchiere con
Cassandra”
Lo Slog (Static Blog) di Cassandra
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e
pensiero
Licenza d’utilizzo: i contenuti di questo articolo, dove non diversamente indicato, sono sotto licenza Creative Commons Attribuzione — Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale (CC BY-SA 4.0), tutte le informazioni di utilizzo del materiale sono disponibili a questo link.
By Marco A. L. Calamari on December 7, 2023.
Exported from Medium on January 2, 2024.