Cassandra Crossing/ Bits of PETS

(192) — Privacy, ma vista dal versante tecnico. Una cronaca dal PET Symposium, tra giovanotti che incanutiscono ed emanano saggezza e…


Cassandra Crossing/ Bits of PETS

(192) — Privacy, ma vista dal versante tecnico. Una cronaca dal PET Symposium, tra giovanotti che incanutiscono ed emanano saggezza e tecnologie che promettono di smentire Cassandra.

23 luglio 2010 — Mi occupo da troppo tempo in maniera pratica e “militante” di privacy, tanto da essere un po’ stanco di questo ruolo.

E’ per questo che, con almeno 20 anni di ritardo, ho deciso di investire un po’ di tempo per vivere ed ascoltare, molto lateralmente e per quello che posso capire con la mia preparazione, il mondo della ricerca delle tecnologie per il miglioramento della privacy (PET — Privacy Enhancing Technology).

Per farla breve mi sono fatto dare qualche giorno di libertà dai miei capi (di casa e di lavoro), ed ho stressato la mia carta di credito pagando quanto necessario per una trasferta a Berlino e per l’iscrizione (assai men che gratuita, tanto di solito pagano le università) ai tre giorni del decimo PET Symposium.

Perché?

Credo sia una reazione personale ma “naturale” al mondo che è cambiato, mondo che in una manciata di anni ha trasportato una frazione importante della razza umana nel cyberspazio.

Nella Rete questi immigrati digitali hanno trovato ad aspettarli gli esploratori ma anche i profittatori (folte categorie di emigrati digitali). Con l’arrivo dei nativi digitali e di un sacco di altra gente l’ecologia e la scala dei valori della Rete sono stati travolti.

Hai voglia di parlare di netiquette, di privacy, di anonimato e di profilazione. Quasi nessuno ti sta più a sentire.

Quindi basta fare la guida indiana, torno almeno per un po’ a fare l’esploratore, almeno finché esiste un lontano ovest.

L’intero scenario di questi tre giorni è racchiuso in un enorme, asettico ed ultramoderno hotel berlinese, in cui i cento e passa partecipanti si perdono ogni volta che escono dalla perfettamente attrezzata ed isolata sala.

I grandi alberghi sono un mondo strano: qui i prezzi sono decisamente inferiori e la qualità dei servizi superiore, e tutti gli extra si pagano implacabilmente.

Una cosa sola fa sfigurare l’hotel rispetto a quelli italiani, ed è l’incredibile prezzo della connessione internet: l’equivalente di un mese di ADSL per un giorno di connessione wireless.

Però sul pavimento dell’atrio è proiettato (gratis) un piccolo campo di calcio e relativo pallone e si può giocare calciando una sfera virtuale, mentre quelli che non si sono accorti del marchingegno ti prendono per matto.

Nell’ordinatissima sala del convegno due volte al giorno gli addetti riordinano i posti a sedere e rinnovano con teutonica precisione il blocknotes e la penna biro su ogni banchetto, creando una composizione che sembra allineata con un righello (o una guida laser?).

In una precedente cronaca da Berlino di un evento molto più palatabile, il Chaos Communication Camp (a proposito, lo sapete che l’anno prossimo si replica nella magnifica cornice di Finowfurt?) non c’era stato che l’imbarazzo della scelta per mettere insieme fatterelli divertenti e commoventi, vendemmiati da abbondanti e simpatici campioni di varia umanità.

Beh, qui non è possibile; anche se i ricercatori che creano questo evento, 30–35 anni al massimo, presi singolarmente sono dei cazzeggioni come qualsiasi studente universitario rimasto a lavorare nell’ambiente in cui si è formato, quando cominciano a parlare diventano vecchi e saggi come Gandalf il Bianco.

Improvvisamente incanutiscono, vedi spuntargli lunghe barbe bianche, il viso si fa rugoso, il microfono si trasforma in un nodoso bastone ornato da una gemma scintillante.

Questo fenomeno, forse percepito solo dalla mia mente ormai indebolita e perciò in cerca di scorciatoie mentali, dura solo per i trenta canonici minuti, dopodiché l’implacabile chairman agita l’anello verso il relatore, sollecita l’applauso e gestisce la sessione di domande e risposte, durante la quale avviene la trasformazione opposta.

Alla fine, dopo il secondo applauso, chi lascia il campo è ritornato il solito giovanotto di prima. Magari un giovanotto a cui senti dire “I miei studenti…”.

Ah, giovanotto, non giovanotta perché in questo contesto, non mi chiedete il perché, il rapporto sperimentale tra i sessi è circa uno a venti. E la relatrice che ha appena finito di parlare dimostrerà al massimo 14 anni…

Notevole anche il rapporto tra italiani e resto del mondo: è uno a cento, incluso ahimè il sottoscritto. Nomi italiani ce ne sono, ma sono seconde-terze generazioni o cervelli in fuga senza nessuna voglia di rientrare. Università italiane rappresentate: zero.

Difficile raccontare qualcosa nel merito del convegno. Cose come gli schemi di firma Camenisch-Lysyanskaya applicati a contesti di prova con conoscenza zero, che riesco a malapena ad intuire, si raccontano male. Gli atti, disponibili già prima del convegno, hanno delle pagine così fitte di simboli da sembrare scritte in una lingua morta o nei casi migliori in russo.

Di tanto in tanto emergono particolari interessanti, ad esempio che il relatore sta studiando una versione di qualcosa interfacciabile con le attuali comunità sociali (sì, anche con Facebook).

Sintetizzando all’estremo, se le idee nuove che si sentono qui conteranno qualcosa, la notizia della fine della privacy in Rete è stata molto esagerata.

Un momento personale impagabile per i “romantici” come me: dopo aver finito di salutare Nick (Mathewson), che mi sopporta sempre simpaticamente da quando ha diviso la wireless di casa mia dopo un famoso e-privacy, Roger (Dingledine) mi chiede gentilmente di rinnovargli la firma sulla sua nuova chiave, e mi accorgo che sono seduto accanto a Paul Syverson, uno dei pochissimi signori incanutiti (oltre me) presenti in sala.

Filotto! Di che cosa è lasciato all’acume dei lettori.

Bene, ora ritorno in sala a cercar di capire qualcosa: devo anche decidere cosa rispondere a quelli che mi chiedono notizie sui futuri sviluppi di Mixminion.

Chissà se questa cronaca decisamente atipica avrà una seconda puntata.


Originally published at punto-informatico.it.


Scrivere a Cassandra — Twitter — Mastodon
Videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” 
Lo Slog (Static Blog) di Cassandra 
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero

Licenza d’utilizzo: i contenuti di questo articolo, dove non diversamente indicato, sono sotto licenza Creative Commons Attribuzione — Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale (CC BY-SA 4.0), tutte le informazioni di utilizzo del materiale sono disponibili a questo link.

By Marco A. L. Calamari on June 11, 2023.

Canonical link

Exported from Medium on January 2, 2024.