(187) — La progenie di iPad realizza un disegno: la trasformazione degli utenti in consumatori. E’ il segno dei tempi, è la fine di…
(187) — La progenie di iPad realizza un disegno: la trasformazione degli utenti in consumatori. E’ il segno dei tempi, è la fine di un’epoca.
13 aprile 2010 — Bene, se non altro l’attesa e le code sono più o meno finite, e iPad si trasformerà da evento a semplice oggetto di desiderio. Tutti e anche gli altri ne hanno descritto i dettagli interni ed esterni, durate e feel, pesi ed applicazioni, difetti ed evoluzioni.
E’ il momento di tirare le somme: niente di nuovo sotto il sole, ma pane per i denti di Cassandra perché il trend è sempre quello, e la marcia dei tecnofili e del popolo geek punta in una bruttissima direzione, apparentemente senza esitazione alcuna.Cassandra infatti vede non un oggetto elegante e funzionale, ma solo gente contenta di pagare per essere privata di una parte della propria libertà.
Torniamo a venerdì 2 settembre 2005, che è una data importante per discutere dell’ultimo fenomenale figlio di Steve Jobs.
E’ la data in cui Cassandra iniziò le sue filippiche guarda caso parlando di (come si direbbe ora) DRM. I timori di allora sono quelli di adesso, anche se la semplice contrapposizione tra partigiani della libertà, popolo oppresso e grande fratello tecnologico non si è poi realizzata. Non in quella forma.
Infatti il mercato, troppo frammentato sia politicamente che geograficamente, ha impedito che si realizzasse una grande alleanza di produttori di computer, di sistemi operativi e di contenuti digitali, che concordemente ed efficacemente realizzasse una grande muraglia digitale monolitica che imbrigliasse completamente il flusso della cultura e delle informazioni in Rete.
Probabilmente già allora, memore delle letture di Sun Tzu, Cassandra avrebbe potuto capire che lo spezzare la volontà di lottare di coloro che desiderano una cultura libera ed abbondante per tutti sarebbe stato un metodo molto più efficace, realizzabile ed economico.
Ecco che sono nati oggetti tecnologici non inviolabili ma sempre “difettosi per design”, che non impediscono totalmente ma rendono molto difficile e faticoso usarli (dopo averli regolarmente pagati) in piena libertà. Ma i soliti cinesi potrebbero produrre, come in effetti fanno, oggetti ancora abbastanza aperti a prezzi stracciatissimi: contro questo cosa si può fare? Oltre che coinvolgere la Cina in qualche accordo internazionale tipo WTO od ACTA?
Si possono rendere gli oggetti “difettosi” molto belli, anzi bellissimi. Li si può dotare di splendide interfacce intuitive, estremamente reattive ed alla portata di bimbi di due anni.
Si può far questo mente il dentro di questi oggetti, il loro modo di funzionare, rinchiude il proprietario in una gabbia dorata, sottile, impercettibile e proprio per questo inviolabile o quasi.
Niente ovviamente contro gli oggetti bellissimi e sofisticati, anzi, ma perché questi oggetti devono spingere l’utente (ed in qualche caso costringerlo) in un ecosistema informatico completamente segregato e controllato? Perché deve poter comprare solo applicazioni certificate ed approvate, sviluppate da programmatori così controllati che non possono nemmeno parlare degli accordi che hanno firmato?
Eppure la lenta e costante (e forse inarrestabile) spinta a trasformare proprietari in utenti, utenti in fruitori e fruitori in consumatori è evidente, non è nascosta da una carrozzeria sleek ed affascinante. Nessuno può più ignorarla o permettersi di prenderla sottogamba.
Citando nuovamente quello che Ingmar Bergman fa dire allo scienziato ne L’uovo del Serpente: “Il mio esperimento è come un abbozzo di ciò che avverrà nei prossimi anni. Tuttavia nitido e preciso: proprio come l’interno dell’uovo di un serpente. Attraverso la sottile membrana esterna si riesce a discernere il rettile già perfettamente formato.”
Sotto uno sguardo attento la carrozzeria dell’iEgg e dei suoi predecessori, fratelli e successori, è perfettamente trasparenze e lascia vedere chiaramente il progetto che contiene.
Persino Cassandra, in un tempo non così lontano, si era fatta affascinare dalla bellezza e dalle prestazioni, restando fedele per anni ai suoi costosissimi computer monomarca superespansi.
Era di quel periodo anche il famoso spot realizzato per la presentazione del Mac nel 1984, in cui la prosperosa bionda con il martellone sfonda lo schermo da cui parla in Grande Fratello, che i Pink Floyd avrebbero poi ben interpretato come un muro.
Ma erano altri tempi, tempi in cui certo le aziende facevano i loro affari come adesso, ma in cui la propaganda non era così subdola e ben fatta, e l’intortamento a lungo termine dei consumatori non era parte del marketing usuale.
Se lo spot venisse girato oggi vedremmo sull’iWall campeggiare un noto frutto dal sapore un tempo “alternativo”, ed il martellone rimbalzerebbe indietro senza nemmeno scalfirne l’intonaco.
Perché non è più tempo di martelli.
Per sopravvivere bisogna invece usare la testa, e non solamente per appenderci gli auricolari.
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By Marco A. L. Calamari on June 21, 2023.
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