(131) — Per non rassegnarsi alla società della sorveglianza e del tecnocontrollo. Si avvicina una mobilitazione internazionale di ampio…
(131) — Per non rassegnarsi alla società della sorveglianza e del tecnocontrollo. Si avvicina una mobilitazione internazionale di ampio respiro. Si cercano anche italiani mobilitati, mobilitanti e mobilitabili. Ecco cosa va maturando.
1 agosto 2008 — Paura di essere sorvegliati, paura di essere catalogati, paura di essere se stessi.
C’è chi non intende sprofondare in una spirale del silenzio, c’è chi rivendica il proprio diritto a formare e manifestare spontaneamente il proprio pensiero e la propria creatività: è una chiamata alle armi diramata da Vorratsdatenspeicherung, il gruppo di lavoro che in Germania si oppone alla data retention.
Invitano i cittadini di tutto il mondo ad organizzare Freedom Not Fear 2008, Libertà, non paura, una manifestazione globale e decentrata che l’11 ottobre possa scuotere le piazze di tutto il mondo.
Stato e mercato si insinuano nella vita del cittadino: è una sorveglianza pervasiva, è una possibilità connaturata alle tecnologie che permeano la quotidianità.
C’è chi impugna i mezzi di comunicazione in maniera acritica e chi resta atterrito dalla possibilità che rappresentino dei tasselli di un panopticon digitale.
C’è invece chi reagisce: non intendono rinunciare agli strumenti per comunicare ed informarsi, non intendono abdicare al diritto ad una vita privata e spontanea, chiedono che stato e mercato vengano frenati da leggi che arginino il tecnocontrollo di default.
Animato da questo proposito, il gruppo di lavoro tedesco ha lanciato una call modulare, ha invitato alla mobilitazione associazioni e cittadini affinché si organizzino per chiedere trasparenza, per instillare la consapevolezza nella società civile, per scuotere le istituzioni affinché tornino a bilanciare l’equilibrio tra sicurezza e diritto alla riservatezza, tra esigenze del mercato e diritto alla spontaneità.
Sono numerose le associazioni che iniziano a punteggiare le pagine del wiki dedicate, si inizia a fare la conta di coloro che sono disposti a investire tempo e impegno per dare fiato alle proprie preoccupazioni e manifestare il proprio diritto a non vivere sotto una lente.
Anche in Italia qualcosa inizia a muoversi. Hanno aderito a Libertà, non paura 2008 Progetto Winston Smith, Partito Pirata, Collettivo Libero Sapere, ush.it — a beautiful place, Free Hardware Foundation, PopoloBue.tv, telematicsfreedom.org, Computerlaw 2.0 — Informatica e Diritto, organizzazioni che rilanciano a tutti i cittadini l’invito a partecipare e a mobilitarsi perché non si sia costretti a sfuggire o a subire la sorveglianza, perché le istituzioni tutelino i diritti del cittadino dagli abusi ai quali può invitare la tecnologia.
Libertà, non paura affonda le proprie rivendicazioni nella quotidianità: una sempre più estensiva accumulazione di dati di ogni genere e una sempre più intensiva collaborazione tra le forze dell’ordine rischiano di alimentare database sconfinati e centralizzati e poco sicuri; le aziende dimostrano di essere sempre più interessate a scolpire profili del consumatore.
Ci sono coloro che sbandierano di non avere nulla da nascondere, spiegano i primi partecipanti italiani, c’è il “gregge di acritici consumatori”.
Ma sono molti i cittadini che si dimostrano sensibili ad una sorveglianza che permea le routine: molti si atrofizzano nel silenzio e abdicano al proprio diritto ad esprimersi, schiacciati dal terrore di essere costantemente osservati o discriminati, terrorizzati dall’idea di essere un target pubblicitario.
Si rivolge a loro l’invito ad agire, a non cedere alla paura. Le istanze ora in gioco sono numerose: si chiede trasparenza da parte di aziende e istituzioni, si chiede di ridimensionare la sorveglianza indiscriminata e il più sregolato monitoraggio affinché non inficino la maturazione e le libertà della società civile.
In tempi di carte d’identità con impronte digitali e di identificativi biometrici stipati in database centralizzati si propone di retrocedere per offrire più garanzie al cittadino; in tempi in cui fermentano idee di prelievi coatti di DNA si chiede che misure che dovrebbero tutelare la sicurezza dei cittadini non involvano in una schedatura genetica di massa.
Ci si opporrà ai controlli pervasivi e alla registrazione dei dati dei passeggeri che varcano le frontiere e ci si schiererà contro il fluire incontrollato delle informazioni verso paesi che non aderiscono agli standard europei di tutela della privacy. Ci sarà spazio per opporsi alle perquisizioni e alla sorveglianza occulte dei sistemi informatici e telematici.
Nel contesto di Libertà, non paura si potrà esercitare una pressione sulle istituzioni affinché rivolgano il loro sguardo al comportamento dei soggetti privati: fra la mappa dei propositi da perseguire e da animare figurano la richiesta alle autorità di impedire che gli ISP si trasformino in vigilantes e in segugi del mercato.
L’obiettivo è scongiurare l’eventualità che i provider dettino legge sui contenuti che circolano in rete e si limitino ad attenersi agli ordini della magistratura nel rimuovere in maniera puntuale i contenuti criminali. Se il ruolo di poliziotto non è mai stato ben recepito dai fornitori di connettività, i provider tendono a far fruttare la propria posizione di raccordo per mettersi al servizio del mercato: la manifestazione dell’11 ottobre potrebbe essere un’occasione per levare la propria voce e opporsi a questo fenomeno di rastrellamento di informazioni sulle abitudini dei netizen.
Sullo sfondo, la libertà di esprimersi e di informarsi, il diritto ad impugnare degli strumenti che consentano alla società civile di confrontarsi e di consolidarsi e agli individui e alle reti di individui di stratificare cultura dando sfogo alla propria creatività.
Una società della sorveglianza non può che svilire la spontaneità del cittadino già caricato di responsabilità di cui ha diritto a non sobbarcarsi l’onere.
Se la mappa dei propositi è tutta da compilare, se l’organizzazione della mobilitazione è tutta da orchestrare, è già stata stabilita una direttrice lungo la quale muoverà una declinazione romana di Freedom Not Fear. Marco Calamari, esperto di sicurezza e networking nonché editorialista di Punto Informatico, racconta che a Roma si farà leva direttamente sulle istituzioni: presso una sede istituzionale si svolgerà la presentazione di una proposta di legge che rimbalza da anni nel Palazzo, una proposta di legge elaborata dal Progetto Winston Smith per regolare l’area grigia dei dati raccolti in maniera automatica dalle apparecchiature con cui conviviamo.
Sono dati solo apparentemente banali, raccolti per organizzare magazzini, per il controllo di sistemi industriali o telematici, ma sono dati che sfuggono alla regolamentazione. Online tutto è memorizzato di default e il cittadino della rete è esposto a tracciamenti e profilazioni, gli operatori telefonici tracciano tutto automaticamente e i dati di cella rimpinguano banche dati che consentirebbero di ripercorrere tutti gli spostamenti di un cittadino con telefonino al seguito.
Il Garante non ha voce in capitolo, nulla può il Testo Unico sulla Privacy: non si tratta di dati personali.
La proposta di legge, presentata alla Camera il 29 aprile dall’onorevole Mecacci, non mira direttamente a scardinare l’istituto della data retention così come lo conosciamo e così come nel tempo è stato modificato. Calamari spiega che, incardinandosi nella legge 196 del 2003 come un plug-in, o come un trojan, mira ad agire da deterrente: nella proposta si chiede che i dati raccolti in maniera automatica vengano rimossi dopo tre mesi dalla memorizzazione.
Non esiste ora un obbligo di cancellazione per questo tipo di dati: per questo motivo, anche una volta che i dati siano diventati inutili per gli scopi per cui vengono raccolti, le aziende li conservano perché non costa nulla farlo.
Ma i dati sono denaro per il mercato, e i rischi ai quali sono esposti i cittadini sono evidenti. “I dati raccolti in maniera automatica — illustra Calamari con una metafora — sono olii usati: vanno smaltiti in maniera corretta”.
Qualora gli operatori desiderassero invece elaborarli e reimpiegarli, dovrebbero darne conto all’Autorità garante e ai soggetti coinvolti: in quel momento i dati raccolti in maniera automatica diventano dati personali.
Il Progetto Winston Smith ha in programma di comunicare gli intenti e gli obiettivi della proposta di legge, di spiegarne la dinamica e la semplicità di implementazione, di scuotere le istituzioni e la società civile perché si rendano conto della necessità di una maggiore tutela di dati che passano ora inosservati agli occhi dei più, ma che non sfuggono agli occhi di coloro che vi intravedono il profitto.
Il dibattito sulla proposta di legge è stato avviato in sede istituzionale nel tentativo di sviluppare delle sensibilità e di far evolvere il quadro. Ma, avvertono dal collettivo del Progetto Winston Smith, è necessario che si mobilitino organizzazioni e cittadini.
Libertà Non Paura 2008 è l’occasione per farlo: urgono collaborazione, adesioni, nuove proposte e nuovi eventi, supporto logistico e creativo, voci che possano comporre un coro variegato e spontaneo che sappia scacciare ogni paura.
Il punto di riferimento è info@winstonsmith.info.
Originally published at punto-informatico.it.
Scrivere a
Cassandra — Twitter — Mastodon
Videorubrica “Quattro chiacchiere con
Cassandra”
Lo Slog (Static Blog) di Cassandra
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e
pensiero
Licenza d’utilizzo: i contenuti di questo articolo, dove non diversamente indicato, sono sotto licenza Creative Commons Attribuzione — Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale (CC BY-SA 4.0), tutte le informazioni di utilizzo del materiale sono disponibili a questo link.
By Marco A. L. Calamari on December 18, 2023.
Exported from Medium on January 2, 2024.