(91) — Ad agosto non c’è nulla di meglio che prendere parte al Chaos Communication Camp 2007, un raduno-campeggio che cambia e rimane…
(91) — Ad agosto non c’è nulla di meglio che prendere parte al Chaos Communication Camp 2007, un raduno-campeggio che cambia e rimane imperdibile. Tra montagne di cavi, seminari e soffritti.
31 agosto 2007 — Mi sono imbarcato in una piccola grande avventura; insieme ad un amico di vecchia data nonché mio antico mentore (che per privacy chiamerò semplicemente Obi-Wan) siamo andati al Chaos Communication Camp 2007. L’evento si svolge in quel di Finowfurt ad una quarantina di chilometri da Berlino, in piena ex-DDR all’interno di un piccolo aeroporto dotato anche di museo dell’aeronautica.
La partenza
lunedì pomeriggio in auto per un percorso totale di 1330 km. Obi-Wan ha pianificato tutto, e viaggia dotato di agendina di carta a mano ed elastico con inventario del viaggio, itinerario giornaliero, due portatili (oltre il mio). Siccome sono io quello giovane, l’itinerario prevede uno stop a Bolzano con ripartenza la mattina presto. Abbiamo provveduto tutti e due a registrare il DECT di casa in modo da avere un numero telefonico al CCC; io ho anche provveduto a registrarmi in anticipo al convegno, ed ho un codice a barre che dovrebbe valere da biglietto (130 euro).
On the road…
…to the CCC, ci siamo fermati a Bolzano, come da programma. Un problema trovare esseri umani dopo le 20, ma sotto una pioggerellina rada abbiamo per fortuna trovato una birreria dove, per prepararci al soggiorno oltrebrennero, ci siamo sfatti di birra e wurstel. Partenza quasi all’alba, via Italia ed Austria, eccoci nel paese giusto. Ci sono turbine eoliche da tutte le parti, accanto anche qualche centrale nucleare sparsa qua e là nel paesaggio. La corrente costa poco, come le connessioni internet d’altronde; ma da noi dove vanno a finire gli investimenti dell’Enel?
L’arrivo
è ancora lontano (900 km); sto facendo solo da passeggero per la stoica prova di autismo (nel senso di autista) di Obi-Wan. Dopo qualche chiacchiera per distrarmi dal toscano fumato in permanenza dal pilota, mi metto a mondare il portatile da tutte le informazioni inutili od importanti o riservate. Perché? Beh, si prevedono 2500 hacker recidivi al CCC, e tra questi vuoi che non ci siano un centinaio di coglioni (ce ne sono anche tra gli hacker, nella stessa percentuale della gente comune) che faranno a gara a crashare più macchine possibile? Il posto avrà rete VoIP, wireless e cablata, e si preannunciano tempi interessanti da vivere. Prima di partire ho perciò fatto un backup completo del pc su un RAID5, e per giunta una immagine fisica del disco. Se non basta questo, neanche gli Dei…
Trovare il CCC
non è banale, in particolare se invece di far fare tutto al vostro GPS avete preteso di indicargli voi la strada. Il mio ci ha mandato in doppio loop tipo otto volante ma ce ne siamo accorti, ed un bel reset ha sistemato tutto. Al tramonto l’arrivo.
La location
è da cinematografo. Un aeroporto con due piste full size, che in Italia sarebbe uno scalo nazionale e qui invece è un aeroporto privato. Ah, è un aeroporto militare tipo seconda guerra mondiale, e le conferenze si tengono in due splendidi hangar blindati ricoperti da collinette, con una porta di acciaio e cemento degna del NORAD. Ce ne sono altri 9 che ospitano di tutto, da pompieri ed ambulanze ad una pseudo-discoteca ed un laboratorio per costruire. Dentro c’è quasi freddo malgrado 32 gradi fuori. Il posto è anche un museo dell’aeronautica, sempre privato. Ci sono turboelica e MiG dappertutto, lasciati tranquillamente alla pioggia, non inquinati da nessun tentativo di restauro e forse proprio per questo ancora più belli.
foto di Guido Bolognesi ( Zen ) — “se questa immagine non vi fa pentire di aver mancato il CCC, allora siete morti”
L’ambiente notturno
è magico. Non ci sono altre parole. Appena tramontato il sole tutto si
accende. Finti riflettori tipo base militare pattugliano ed indicano il
perimetro del CCC, a cui si accede esibendo il codice a barre e
facendosi crimpare al polso un braccialetto di riconoscimento tipo
neonato. Dentro, tubi al neon verticali rossi delimitano ed illuminano i
vialetti. C…o ! Mi sono scordato le spade laser a casa !! Maledizione
Maledizione Maledizione.
Beh, ormai la frittata è fatta. Troviamo l’Ambasciata Italiana (tendone 6x8 metri molto opportunamente noleggiato) dove è rimasto giusto un buco per le tende dei ritardatari come noi. L’igloo tipo Hoth viene montato ad una velocità alla Ridolini da Obi-Wan che poi quasi collassa per la fatica. Siamo a posto, ora ci guardiamo in giro.
Son et lumiere
Il suono è solo quello di gente che picchetta e sposta bagagli, vitale
come quello di una cittadina industriosa. Le
luci sembrano messe da un premio Oscar. Una sfera riflettente posta in
mezzo ad un ciuffo di alberi popolato di amache lancia mille raggi che
rischiarano la notte; un lento pulsare di una luce gialla aggiunge un
respiro ad uno spettacolo da mozzarlo.
Accanto a noi una astronave alla Flash Gordon, che è il simbolo del CCC, atterra sulle aerodinamiche pinne tra una nuvola di vapore sintetico. Il baracchino delle birre ha appena aperto, si può chiacchierare nel massimo relax. Mi sento molto bene.
Phone Operation Center
è il nome di una attrezzatissima tenda piena di computer e con tanto di doppio frigo
e lavello, in cui tra una selva di monitor e rack illuminati con fibre
ottiche azzurre siedono i gestori delle comunicazioni del CCC; gli porgo
il mio DECT, gli dico il numero di interno (3164) che mi sono scelto
registrandomi via web nell’elenco telefonico del CCC. Mi ridanno il
telefono e… magia, posso telefonare ad Obi-Wan che l’ha già fatto, e
fare telefonate in Germania gratis.
Ma non finisce qui. Già alcuni dei più noti esperti di VoIP sono all’opera, ed ecco che come per magia viene creato un numero interno che consente di chiamare numeri italiani fissi a costi minimi, anzi gratis per la gentilezza del collega dell’Italian Embassy che ha preparato il barbatrucco.
La rete cablata è in funzione, e gli switch stanno in cabine costruite per contenere un gabinetto chimico, ma invece piene di switch, router, cavi e fibre ottiche con tanto di antenne sul tetto; il nome è particolarmente evocativo Datenklos, Data Toilet, Gabinetto Digitale. Tu lasci il tuo cavo di rete appoggiato alla cabina ed ogni tanto passa qualcuno che apre la porta e lo collega. Sul sito del CCC gli organizzatori avevano fatto del terrorismo dicendo che servivano cavi di rete molto lunghi; io ne ho portato uno di 40 metri ma, avendo il Datenklos accanto alla tenda, ho dovuto stivare gli inutilizzati 35 nella tenda, ingombrandone una parte non irrilevante.
Mentre le partite a Bzflag impazzano, mi collego dopo 36 ore di offline e mi arrivano 1000 mail di cui 800 di spam. Una veloce (2 ore) attività di lettura si interrompe quando gli ultimi amici arrivano dall’Italia e tentano di montare le tende praticamente al buio. Poi l’età ha la meglio e seguo Obi-Wan nel numero del tuffo sulla brandina.
La luce del primo giorno
rivela che la tenda è praticamente trasparente; stendiamo un velo
pietoso sulla situazione bagni e docce, una veloce lettura della posta e
via verso l’inaugurazione ed il primo seminario. Un po’ di
autoincensamento durante l’inaugurazione e qualche speech solo in
tedesco non diminuiscono per niente l’importanza dell’evento. Due
sessioni parallele, dalla 11.00 all 00.30, eventi vari, ed in più la
gente…
Giove
nell’incarnazione di “Pluvio” ci mette lo zampino. Girano alcuni degli
organizzatori invitando a picchettare bene le tende causa temporale in
arrivo. La comunità italiana si riunisce nel tendone prontamente
ribattezzato “Panic Room”. Nella migliore tradizione italica un coretto
abbastanza intonato ci delizia con una esecuzione completa di “Ò sole
mio”, mentre Artusi, il mastro cuciniere, sforna in serie una trentina
di porzioni prima di spaghetti pomodori e peperoni, e poi di pennette
agli aromi. Alla faccia del “Melting Pot”. Menomale che non piove.
Il VoIP
ibridato con la rete DECT va a tutto spiano, e tanto per completare i
luoghi comuni italici coniugandoli con l’ambientazione hi-tech,
cominciano ad arrivare le telefonate delle mamme; il contenuto non è
noto ma potrebbe benissimo trattarsi della raccomandazione di mettersi
la maglia di lana.
I seminari
dopo la gente sono il principale motivo per cui si viene qui. La scelta è vastissima, dalle
biciclette robot alle collisioni di funzioni di hash crittografiche, dai
modi di comunicare alle preoccupazioni sulla privacy, alla guerra
informatica in Estonia. Questa cronaca non ne parla proprio perché è la
cronaca dell’evento, non dei suoi contenuti. Per quelli c’è Internet, ma
per le idee e le persone bisogna proprio esserci!
I Droni
sono una visione comune in questi giorni, dato l’ambiente. Aggeggini di
tutte le forme, dai dieci centimetri al metro con una, due, tre, quattro
eliche ti sorvolano senza preavviso. Gli fa da contraltare il rado
atterraggio o decollo di veri e datati aerei dalla pista di fronte alle
tende.
La Mongolfiera
con la emme maiuscola mi ha lasciato a bocca aperta; forse sarò
sensibile al buio ma mentre rientravo alla Italian Embassy ho visto due
persone che cercavano di dar fuoco ad un mucchio di carta in mezzo ai
raggi riflessi dal portale. È bastato avvicinarmi per vedere che si
trattava invece di due persone che stavano scaldando una mongolfiera low
low tech di normalissima carta velina, a forma di cilindro e di meno di
un metro di altezza. In quel momento l’hanno lasciata andare e questa
fiamma è salita prima lentamente, poi con una subitanea accelerazione
perchè catturata dal vento che passava sopra i rifugi. Tutti a collo in
su e senza parole, siamo stati per cinque minuti buoni a guardare un
puntino lontano ormai chilometri che stava conquistando il cielo senza
usare nessuna tecnologia. Dopo un po’ il puntino si è confuso tra le
stelle, e ci siamo allontanati, tutti sorridenti e qualcuno un po’
emozionato. I droni lasciamoli a George.
Il Cibo
è senz’altro il punto forte dell’Italian Embassy; abbiamo un Artusi
versione campeggio che cura tutto in maniera amorevole, dalla spesa
mattutina ed il battutino di aromi al salto finale nella padella.
Razioni da 3 kg a botta richiedono regolarmente il bis perché
l’Ambasciata all’ora di pranzo è affollata come non mai. Il salto della
padella fatto oggi (con qualche sbavatura) da ben due temerari aiuto
cuochi ha strappato applausi a scena aperta.
Linux is Tired
è la sensazione che si ha entrando nel tendone dell’Italian Embassy.
Quando non mangiano tutti sono dietro i portatili, che sono sempre più
MacOsX con mela luminosa, ed addirittura qualcuno bootstrappa Sony con
Windows, oltretutto senza paura di essere sbeffeggiato o linciato.
D’altra paarte anche due conferenzieri aldisopra di ogni sospetto hanno
usato XP o Vista per le loro presentazioni. Mi sento superato e fuori
moda, ma resterò stretto alla mia Debian da talebano.
I seminari
sono un po’ sotto tono; francamente c’è un numero eccessivo di marchette
fatte probabilmente per poter dire “Ho parlato al CCC”. Ma forse sono io
di gusti difficili perché non ci sono mai meno di 100 persone e gli
applausi prima e dopo ogni intervento sono di prammatica. Ho però
sentito interventi migliori nei convegnucci e meetingucci nostrani.
La partita a scacchi
viventi è stata organizzata da Bianconiglio che ha precettato quasi
tutta l’Italian Embassy e una buona parte di Camp Anaconda (quello degli
americani, arrivati direttamente con un aereo privato — “Hackers on a
Plane”). Realizzata con grande spreco di gessetti una enorme scacchiera
in mezzo al viale, egli ha animato la partita, giocata da scacchisti
improvvisati ed improbabili e con i pezzi che si dimenticavano (o
facevano finta di dimenticarsi) il proprio ruolo. Sono stato precettato
anche io come “pedone sostituto” da un figurante che necessitava
urgentemente di una pausa. Il Reuccio Azzurro è stato messo in scacco
ripetutamente, e credo che alla fine la situazione si sia incasinata in
maniera inestricabile. Ma chi se ne frega, mi avevano già mangiato, ed
il pedone titolare di ritorno dalla pausa ci è rimasto malissimo.
A bocca asciutta
come al solito. Perso a scrivere queste note di viaggio mi sono trovato
in fondo alla fila col piatto vuoto. Faccio la posta alla nuova
padellata in pole position; questa volta non mi fregano ed Artusi in
persona mi elargisce una rovente dose di carbonara. Accidenti come sono
sottili questi piatti. Mi allontano dalla fila dietro un ragazzo dagli
occhi sognanti che compie un miracolo di equilibrio reggendo con una
mano l’incandescente piatto di carbonara e con l’altro una fettazza di
pane tedesco redento da un centimetro abbondante di nutella. Però, buona
l’idea, lo seguo a ruota.
Pionieri del volo
possono essere anche i maestri Jedi. Obi-Wan si è infatti imbarcato
sull’aereo del CCC che fa fare un giro sul campo e dintorni ai più
annoiati campisti. Mi ero lasciato tentare anche io, ma poi ha vinto la
pigrizia di una sana spippolata in compagnia. Lui non si è ancora visto;
nel caso non tornasse mi auguro che sia perché si è messo sulle tracce
dell’amuleto dell’asta di Ra.
TimeZone è rinato
con i lunghi e laidi tornei di BZflag, gioco moderno sul
tema carriarmati in 3D. Questi tornei vengono organizzati
estemporaneamente dall’immancabile Regina Rossa, che allieta tutti con
sempre più immaginifiche madonne tutte le volte che lo fanno saltare per
aria con una ben assestata raffica di cannonate. Io passo il mio tempo a
tentare di farlo fuori, e ad essere sistematicamente massacrato dopo
pochi secondi da cecchini bene appostati.
L’Antro dei Saldatori
si trova nel più lontano degli hangar corazzati. Un centinaio di banchi
di scuola messi in file ordinate e pieni di saldatori, incollatrici ed
altre delizie attende avventori interessati. I volonterosi, dopo aver
scelto cosa costruire, dalla Brain Machine per semilobotomizzati a
bellissimi droni a quattro eliche e pagato il prezzo relativo, vengono
assistiti da amorevoli mentori che insegnano loro i rudimenti della
saldatura e del traforo. Aleggia su tutto il profumo lievemente
canforato del filo di stagno fuso.
Lenin in gonnellino di paglia
c’è davvero, non è una parafrasi di “Monna Lisa con gli occhiali a
specchio”. In questo ex-aeroporto militare della DDR non poteva mancare
la statua di Lenin alta 6 metri. Dopo l’unificazione i fricchettoni si
sono vendicati, ma in maniera benevola. Invece di abbattere la statua
l’hanno vestita all’hawaiana con collana di fiori rossi e gonnellino di
paglia. Obi-Wan ha guardato sotto il gonnellino per vedere cosa c’era.
Povero Vladimir Ilyich, ora che il sol dell’avvenire è tramontato sembra
un turista qualsiasi.
Missili in giardino
mettono fuori i loro antipatici ma affascinanti musi ai due lati della
statua di Lenin. A toccarli sembrano fatti di resina, quasi fossero
imitazioni. Un più attento esame convince che di vere e quasi moderne
batterie di missili terra-aria si tratta, e che la resina e la fibra di
vetro erano la reale tecnica costruttiva impiegata. In effetti questi
inquietanti ospiti del giardino restituiscono un po’ di aspetto militare
a questo monumento ai guerrieri di ieri, dissacrato forse
eccessivamente.
Spam telefonico
è quello che si sono inventati per ingrandire l’abituale party serale
all’Italian Embassy. Costruendo hack telefonico su hack telefonico,
hanno fatto chiamare tutti i numeri interni del CCC dalla voce
registrata di Bianconiglio, e registrato le risposte ed i dialoghi
ottenuti mettendo in conferenza tra di loro quelli che
rispondevano.
Si parla di oltre duecento invitati, perciò si preannuncia una sera
ancora più agitata del solito, probabilmente allietata dal tormentone
della “Italian Grappa”.
La Bonifica del Tavolo
è la seconda operazione che compio ogni mattina. La prima è facilmente
immaginabile e la terza è l’amorevole confezionamento del caffè con la
moca ed il fornellino appositamente portati. Il tendone dell’Italian
Embassy la mattina ha l’aspetto di un terreno di battaglia in cui si
siano affrontati due eserciti di netturbini drogati e cannibali in
sciopero.
Qualche volta c’è anche un senzatenda che russa per terra. I tavoli
vuoti di computer sono praticamente delle opere d’arte. Fili ed
accessori improbabili, alimentatori i cui cavi si perdono in un enorme
blog di fili, alimentatori, ciabatte, switchini e switchoni, ormai ben
aldilà dell’umana comprensione.
Bicchieri con cicche e cartine, mozziconi, patatine, lattine
rovesciate su crimpatrici Ethernet. Bottiglie, bottigline, bottiglioni,
lattine e lattone di qualsiasi cosa avesse contenuti alcolici stanno a
testimoniare la popolarità che Bianconiglio ha fatto acquistare
all’Italian Embassy.
Apro una cerniera del tendone, poso la mia borsettina informatica per
terra e comincio la bonifica del tavolo d’angolo dove prepararmi una
postazione per la giornata. Tolte bottiglie e lattine, raccolgo con due
dita i bicchieri colmi dei più indefinibili ed improbabili contenuti,
alcuni dei quali sono delle vere opere d’arte. Un fondo di acqua
minerale gettato sul tavolo ed un mezzo rotolo di scottex sono lo step
successivo. Spostando tutto il rimanente in un angolo, cavi,
alimentatori, cacciaviti, cellulari, basta un po’ di olio di gomito per
far riemergere il bianco del ripiano. Ammiro soddisfatto il bianco
emerso dal caos e passo all’esercizio Zen della sistemazione del
portatile.
Jesus Christ Superstar
si è stasera incarnato in un seminario finalmente tenuto da uno speaker
fuori dal comune. Americano, istrione, slang semicomprensibile,
gestualità alla Dario Fo, slide perfette, battute continue e soprattutto
cose interessanti da dire, dette bene. Un po’ rinfrancato esco tra una
folla osannante ed i giornalisti che alzano le macchine fotografiche e
puntano i microfono verso la star. Se lo è meritato!
Birra al miele
è quello che hanno somministrato al villaggio ClosedCTE; la birra era
eccezionale, una delizia. Gli ospitali cittadini invece erano un po’
mogi perché proprio oggi è uscito un advisory terrificante per il loro
sistema operativo ultrasicuro. Sic transit gloria mundi.
Tamburi assatanati
sono percossi da una cinquantina di indiavolati chiusi dentro un bunker
di cemento; dementi circondati da dementi. Il risultato finale sono
persone che uscite di lì si chiedono seriamente se per caso nei prossimi
giorni riusciranno a riacquistare una parte dell’udito.
Lockpicking
di nuovo, dopo 10 anni. Gli artisti del grimaldello qui in Germania
hanno una regolare associazione e svolgono corsi. È dal primo
Hackmeeting di Firenze che non li vedevo. Si sono portati una tenda in
cui fanno corsi di apertura serrature e commercializzano interessanti
kit di raffinati strumenti che in Italia si chiamerebbero grimaldelli.
La tentazione di comprarli è forte, ma dato il codice penale iraniano,
pardon italiano, è vivamente sconsigliato. Io resisto, ma molti altri
cedono alla tentazione malgrado gli avvertimenti di Cassandra. Beh,
almeno non avranno problemi se perdono le chiavi della bicicletta.
Speriamo che non ne abbiano bisogno per aprire la porta della cella.
Dalle parole ai fatti
potrebbe essere il motto di questa mattina; dopo un inizio di giornata
quasi normale, come successo altre volte si sono formate nuvole
minacciose verso Berlino. Non era mai successo niente, e quindi dopo una
sommaria chiusura della tenda mi sono recato al corso di full immersion
in algebra per crittografi; tre ore di delirio totale.
Dopo 30 minuti scoppia il finimondo, un diluvio con gente che corre da
tutte le parti; cerco di disinteressarmi della cosa essendo all’asciutto
in un bunker, ma dopo altri 20 minuti perdo due colpi consecutivi nella
spiegazione costruttivistica del pur bravo oratore. Sono finito, posso
gettare la spugna, ho resistito per ben 50 minuti. Ma fuori il
nubifragio continua, chiedo un passaggio ad un mormone con l’ombrello
che me lo da malvolentieri. Le prime tende del villaggio italiano stanno
colando a picco, l’Ambasciata sembra essersi trasferita a Venezia e la
cucina galleggia pigramente in mezzo ad un lago.
Schizzo verso il tendone ma gli occupanti hanno chiuso tutte le cerniere
ed in pochi secondi sono zuppo, mentre cerco di aprirne freneticamente.
Menomale che dentro ci sono scottex e nutella in abbondanza; scottex per
asciugarsi e nutella per consolarsi.
5 centimetri ti cambiano la vita
almeno in certi casi. Il saggio Obi-Wan ha avuto la Forza dalla sua
quando ha piantato la tenda che si erge su una collinetta di almeno 10
centimetri e si è salvata dal diluvio. O forse è stata solo una
questione di culo; infatti oggi ha avuto anche l’ispirazione di
andarsene a fare il turista a Berlino. Nel frattempo cominciano i giri
turistici per visitare gli alluvionati. Da Camp Anaconda, malgrado le
infinite cuccume di caffé che abbiamo offerto, non arriva nessun aiuto.
Arrivano invece efficientissimi pompieri tedeschi con badili ed
idrovora, che però decidono stranamente di scavare un fossato di scolo
che finisce di circondare l’ambasciata. Io nel frattempo sono felice
perchè ho recuperato la k-way ed i sandali, e mi faccio un baffo di
tutto. L’immancabile spiritosone crucco arriva con due cartelli “Aqua
Village” che vengono appesi sulle rovine dell’Ambasciata.
Sport acquatici
si svolgono nello spiazzo, anzi nel lago di fronte all’ambasciata.
Alcuni pazzi stanno giocando a calcio nel fango profondo almeno 20
centimetri, circondati da una folla in delirio. La maggior parte sono
ovviamente italiani. Bianconiglio, la Regina Rossa ed il Reuccio Azzurro
si distinguono nelle risse più schizzanti. Alla fine una incredibile
foto di squadra seduti nel fango con le p…e a mollo.
È tornato un po’ di sole, che insieme alle idrovore sta risolvendo al
situazione. Le tende riemergono lentamente, ed i loro tristi proprietari
iniziano a recuperare pedalini ed asciugare portatili con gesti amorosi
e preoccupati.
Sabato sera
non è una sera come le altre, nemmeno al CCC. Un migliaio di persone in
più del normale si sono riversate qui, approfittando del biglietto
ridotto del fine settimana.
Quasi tutte hanno comprato quei tubicini fosforescenti colorati, e ne
indossano una quantità incredibile. Nel buio che circonda i vari punti
illuminati del vasto CCC questi alieni ambulanti sembrano quelli di
Incontri ravvicinati del terzo tipo. Un fiume di luci, però vive; le
potevi fermare, ci potevi parlare. Per descrivere certe cose ci vorrebbe
un poeta, mica un ex tecnologo in fase senile come me. Però queste luci
umane in movimento mi hanno emozionato come la Mongolfiera. Sono proprio
i pensieri dei vecchi (TM).
Porno Uber Alles
ovvero “Tits & Bits” mi spinge a fare un’eccezione al proposito di
non parlare di nessun intervento. Prima di tutto una precisazione; con
grande delusione della maggior parte degli intervenuti non si è visto
niente. L’evento doveva riguardare le problematiche di gestione di un
provider di pornografia su internet; ci crediate o no i problemi tecnici
e legali del porno in Rete sono interessanti e peculiari.
Invece il californiano di turno oltre ad omogeneizzarsi agli altri
americani ed americanoidi visti al CCC, che evidentemente si erano
dimenticati, o se ne fregavano di essere in Europa, parlava con la
polpetta in bocca ed alla velocità di un Kennedy, ed aveva slide piene
solo di sigle, marchi, piani di business e foto di megaserver. Una
marchetta commerciale insomma, una occasione perduta, anche dal punto di
vista informativo.
La ciliegina sulla torta è stata il periodico lancio di tette di
plastica (coprimouse? fermacarte?) al pubblico affamato. I più si sono
divertiti molto; del resto il pubblico è spesso strano, anche i romani
si divertivano a veder crocifiggere o mangiare il prossimo, quindi…
Un tedesco di altri tempi
era invece il protagonista di “Proof by erasure”, omaggio semiteatrale
al matematico tedesco John von Neumann, letto a quattro voci e schermo
multimediale con un bell’effetto scenico. Il titolo è dovuto
all’abitudine che pare von Neumann avesse mentre spiegava alla lavagna,
cioè di cancellare la dimostrazione di un teorema non appena
terminata.
L’ambientazione dell’hangar corazzato invitava alla riflessione, anche
se dal punto di vista informativo lo spettacolo non è stato eccezionale.
Però ricordava che la storia dell’umanità attraverso la II guerra
mondiale in Germania non è stata fatta solo da poche personalità
positive come Einstein o, per motivi diversi, Von Braun. Dalla Germania
e dintorni in effetti molte più persone di quello che è comunemente noto
assunsero posizioni pacifiste o di opposizione ai casini che i nazisti
stavano mettendo in piedi. Molte di queste persone poi hanno avuto
ancora casini una volta emigrate negli States. Neumann è stato uno di
questi, ed anche se ha perso la sua battaglia come Einstein, fa piacere
che ci siano state persone come lui che malgrado le loro sconfitte hanno
avuto comunque la forza di fare qualcosa di imperituro.
Italian Grappa
è diventato il tormentone dell’estate, almeno qui al CCC. Il successone,
farina del sacco di Bianconiglio, ha superato quello del Popcorn di
molte estati orsono. Tutti ci conoscono ormai, e tutti sono passati a
qualsiasi ora dall’Italia Embassy, che la mattina verso le 7, quando
normalmente mi alzo, somiglia sempre più ad una discarica. Il cartello
indicatore dell’Ambasciata è un capolavoro, e fornisce anche il numero
di telefono dell’Ambasciatore (3442), nonche la spiegazione del
significato mnemonico goliardico che aiuta a ricordarlo. Però, sentirsi
popolari è piacevole.
La tromba d’aria
è l’unica cosa che ha fatto momentaneamente passare l’aria giocosa
all’Ambasciatore Bianconiglio; l’ho visto portare una notizia che,
essendo grave, è arrivata ufficialmente e per vie strettamente
gerarchiche. Dovevamo stare pronti ad andare negli hangar blindati dopo
aver fissato bene le tende perché ad est dell’aeroporto si avvicinava
una perturbazione che poteva formare una tromba d’aria. I voli turistici
però dopo poco sono ripresi ed il fenomeno atmosferico si è dissolto. In
effetti non ce lo saremmo proprio meritato.
Sabato sera
è una sera come, anzi meglio, delle altre. Questa purtroppo mi è stata
rovinata dall’improvvisa consapevolezza che il sabato sera è normalmente
seguito dalla domenica, e che domenica è l’ultimo giorno del CCC. Tutte
le cose finiscono, ma per fortuna quelle belle lasciano anche dei bei
ricordi.
Net Review
è l’evento finale per i tecnici, mentre per i fricchettoni “normali”
l’evento finale è la cerimonia di chiusura. Una delle tante mancanze di
questi appunti di viaggio è quella di non aver ancora messo in evidenza
l’incredibile miracolo tecnologico ed organizzativo di un branco di 200
volontari che, pagandosi il biglietto di ingresso come gli altri, hanno
lavorato gratis per realizzare, in mezzo al quasi nulla, una
infrastruttura tecnologica di rete che alla Fiera di Milano si
sognano.
Per 5 giorni duemila persone sparse su 4 Km quadrati in mezzo alla
campagna hanno tutte avuto a disposizione connessioni veloci Ethernet
via cavo, connessioni solo poco meno veloci via wireless ed una rete
telefonica Dect e VoIP interna, incluse nel biglietto di
ingresso.
Tutto ha funzionato con una disponibilità da fare invidia alla Telecom,
malgrado temporali, un alluvione, mezza tromba d’aria, i cavi che
correvano liberi a terra e la presenza di centinaia di teste di c…o
supertecnologiche che hanno tentato di buttare giù tutto per 4 giorni, e
non ci sono riuscite grazie alla perizia ed alla dedizione degli Angels
of NOC (i volontari del Network Operating Center).
Tra l’altro c’erano anche parecchie volontarie.
La presentazione è come al solito semideserta quando, dieci minuti
prima dell’orario di inizio, arrivo per godermi un’ultima volta il
magnifico hangar corazzato. Si comincia e si sentono i primi applausi
tipo stadio; mi volto ed oltre 300 persone hanno riempito la sala, in
piedi lungo tutte le pareti e pure sedute in mezzo al corridoio.
I relatori sono simpatici ed una, il boss, è anche molto carina. Da come
parlano delle ultime due settimane sembrano aver passato una bellissima
vacanza invece di una routine di lavoro di 16 ore al giorno. Sono sicuro
che si sono anche divertiti come scimmie. Pur mettendo in conto
l’assoluta dedizione degli Angels, un miracolo tecnologico come questo
la dice lunga sui difetti e sulle inefficienze di organizzazione
“classica” e quindi burocratica di convegni ed eventi, dove avere una
ADSL per 4 giorni costa 1000 euro, te la portano solo il secondo giorno
e poi non funziona nemmeno. Qui, con la pur rispettabile cifra di
300.000 euro, hanno costruito dal nulla una città, portato elettricità e
reti per tutti ed a sazietà e pagato tutti i fornitori, creando
oltretutto una coreografia che avrebbe fatto diventare Disney verde
dall’invidia.
L’ammainabandiera
è ormai una necessità visto l’autorevole ruolo raggiunto dall’Italian
Embassy negli equilibri sociali del CCC. Sì, perché ieri uno di noi si è
sentito in dovere di procurarsi un bandierone formato festa nazionale ed
appenderlo a rischio di rompersi l’osso del collo al portale. Poi altri
volontari hanno fatto manutenzione e miglioramenti al fortunoso
fissaggio, consentendo al tricolore di superare il maltempo. Stamani il
vessillo garriva come non mai, ed è stato ammainato, piegato e
riconsegnato al proprietario mentre tutti quelli svegli formavano una
fila sull’attenti e con la mano sul cuore. Alcune di quelle teppe, in
queste righe generosamente nascoste con pseudonimi, sembravano quasi
essere sul punto di commuoversi. Bello!
Foto di gruppo
che riunisce, a richiesta dei vicini di camp tutti i componenti
dell’Italian Embassy. Viene fatta sia da noi che dai passanti dotati di macchina
fotografica. Alcuni teutonici si uniscono persino alla foto di
gruppo, scattata al suono dell’immortale inno “Italian Grappa”. Persino
le due operatrici TV spagnole che non avevano trovato di meglio per
passare l’ultima mezz’ora che venirmi a cercare ed intervistarmi, si
uniscono nella foto.
Baci ed abbracci
sono ormai inevitabili. Molti, quasi tutti sono ormai fuori dal CCC,
almeno mentalmente. Scadenze, aerei in partenza, tende da smontare,
macchine da caricare, impegni di lavoro e di famiglia riaffollano le
menti di tutti. A gruppetti la gente sparisce, salutando solo i presenti
in quel momento, magari più intensamente di quanto ci si poteva
aspettare. Io ed Obi-Wan siamo ahimè tra i primi, avendo di fronte un
viaggio in macchina necessariamente a tappe. Già saliti in macchina
fermo la mano di Obi-Wan, pregandolo di aspettare un attimo prima di
accendere il motore. Pochi secondi di raccoglimento, di riconoscenza e
di rimpianto per l’atto finale del mio CCC personale. Poi via.
On the way home
anche noi prima o poi arriveremo, ma il viaggio di ritorno non è uguale
a quello di andata; anche seguendo lo stesso percorso è comunque
un’altra cosa, sicuramente meno interessante da raccontare. Io ed
Obi-Wan, che ci siamo frequentati poco durante il CCC (per quanto è
possibile dormendo nella stessa tenda), cominciamo finalmente a
chiacchierare e raccontarci cose interessanti. Ma non sono fatti
vostri.
Il paese delle fate e dei giganti
è quello che improvvisamente ci troviamo ad attraversare nella luce
sfumata di un pomeriggio luminoso ma a tratti con banchi di nebbie
basse.
Sei giganti emergono dalla nebbia, roteando le loro tre braccia in una
sincronia miracolosa; la foschia ne nasconde la base e ne sfuma il primo
tratto, rendendoli irreali. Pensare che solo con quello che è costato
l’inesistente Italia.it di questi giganti potremmo averne una ventina
sotto casa. Vergogna. Ma siamo ancora nel Paese delle Fate, godiamocela.
Dopotutto, come recita il motto del CCC “In fairy dust we
trust — Crediamo nella polverina fatata”.
Siamo tutti ganzi
e l’unica nota negativa di questo convegno. La gente è simpatica,
creativa, immaginosa, spesso competente. C’è però la netta percezione
che rispetto a vent’anni fa la voglia di condividere ed imparare non
faccia più la parte del leone in questi eventi.
Forse perché la Rete ormai mette in grado tutti di trovare da soli, o
credere di trovare, le informazioni desiderate, e quindi la voglia di
ascoltare ed imparare non è più indispensabile per crescere, visto che
uno lo può fare comodamente da casa.
Il risultato è che molte brave, competenti e spesso generose persone
soggiaciono alla tentazione di lunghi episodi di autopromozione al
limite del celodurismo. Una volta le stesse energie venivano molto più
creativamente incanalate in lunghe salite in cattedra per spiegare e
condividere, altrettanto esibizioniste ma molto più utili.
In questi casi la ricompensa era essere tanto al centro dell’attenzione
da sentirsi una star del rock; era però uno scambio tra il parlatore e
l’ascoltatore che arricchiva contemporaneamente tutti e due.
Voglia di imparare, voglia di insegnare, l’umiltà del riconoscere la propria necessità di crescere; forse proprio la Rete, quello che era in nostro sogno, ce le ha in buona parte tolte.
Grazie Wau in tutto quello che c’è stato mi è sembrato di vedere quel tuo sorriso che ho incrociato una sola volta. Questi ragazzi, anzi questi giovani uomini e donne li hai cresciuti bene. Hai creato una buona scuola, bella ed utile, ed anche tanto necessaria in questi tempi cupi. Dormi bene e grazie.
Originally published at punto-informatico.it.
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By Marco A. L. Calamari on March 13, 2023.
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